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L’invasione della radura

Il gruppo si accinge ad ascoltare la storia del mitico uccello ciclope. Thurun guarda con espressione beota il volatile che inizia a raccontare: ” Nella terra da cui provengo era perfettamente normale la convivenza tra gli umani e quelli della nostra specie” ma Modelius, mentre ascolta le primissime  parole, si addormenta e non c’è verso di svegliarlo: nel giro di pochi secondi si accoccola e inizia a russare maleducatamente. Marte, anche lui annoiato, sbadiglia e si guarda intorno con l’aria di chi proprio non ne vuole sentire di pompose storie mitiche.

D’un tratto nota qualcosa di strano guardando Presenzia. “Presenzia, ma ti senti bene!?” dice stupito. “Sembra che ci sia del sangue che sgorghi dal tuo orecchio!” dice ad alta voce interrompendo l’uccello proprio mentre stava iniziando le prime battute della sua storia. Risentita Ayin apostrofa Marte “ma come puoi preoccuparti di due gocce di sangue mentre parla il grande uccello? Quella non sa proprio più come attirare l’attenzione su di sé!” Stupita, Presenzia si passa una mano sull’orecchio e nota di essersi ferita: “devo essermi ferita forse correndo tra gli alberi…”.

Mentre l’uccello continua a parlare Marte interrompe: “Sì sì, bla bla uccellaccio. Non lo vedi che questa qui sta male??” dice notando Presenzia pallida mentre Thurun, distraendosi dal racconto, grida stridulamente a Presenzia “Occhio, non c’è solo sangue lì… cos’è quell’affare che hai sulla spalla?” ma lei non si sente bene e sviene. “State indietro!” Strilla Marte allarmato “Quello è… quello è.. un… ma che cavolo è quell’affare che le spunta dalla spalla” dice notando qualcosa che ha sembianze di animale senza peli, un pezzo di rettile forse, che spunta da sotto la maglia nella zona del collo mentre Modelius continua a dormire di un sonno troppo pesante per essere naturale. “Ehi ma che razza di schifezza si è presa addosso? Ci contaminerai tutti!” grida Ayin verso Presenzia.

L’uccello non sembra offeso dall’interruzione e dopo un sospiro esclama mestamente “Come temevo…. stavano cercando me, e ora cercano anche voi …state indietro “. Il pennuto con un salto cerca di afferrare con il becco il mostriciattolo sulla spalla di Presenzia. Tra le fauci dell’uccello il mostriciattolo si contorce di rabbia ma altre due specie di tentacoli sembrano ora muoversi sotto gli abiti di Presenzia: lei afferra gli esseri, li morde e li lancia in aria. “ho bisogno della pianta wachaha per curare le ferite; e pensare che sono stata anche io un serpente… Parenti serpenti!” commenta sarcastica.

“Hey che cavolo mi sta salendo nella gamba!” esclama impaurito Marte slacciandosi i pantaloni di corsa: per terra, l’intero gruppo è circondato da creature nere: la forma del serpente, denti affilati, 6 cm di diametro, 30 di lunghezza. Tozzi ma veloci. Ce ne saranno circa cinquanta che ora strisciano velocissimi in tutte le direzioni. “Secondo me l’uccello potrebbe aiutarci” dice Ayn con tono confortante; infatti, a questa vista, l’uccello comincia a tramutarsi velocemente in un corpo dall’aspetto umanoide, dal quale esce una possente voce che comincia a urlare nell’aria “Lascia in pace questi innocenti, prenditela con me!” Tutte le bestie sono come magneticamente attratte dal mutato corpo umano dell’uccello: si scagliano su di lui lasciando le altre prede.

La scena è raccapricciante: da svariati punti del suolo fuoriescono centinaia di bestiacce e vanno tutte verso l’uccello. L’uccello ormai divenuto simil-umano fa un ampio gesto con il braccio destro nell’aria e dal braccio sembra uscire come una nebbia dorata che si abbatte sulle bestie ma di cui le bestiacce non sembrano nemmeno accorgersi: infatti, continuano imperterrite a strisciare verso il gruppo mentre da un foro nel terreno continuano a fuoriuscire bestie nere. L’uomo-uccello è completamente ricoperto e i nuovi arrivati si dirigono verso gli altri. Tutti cercano di scacciarle e ci si muove concitatamente.

“Diamine , provo di nuovo con il flauto!” esclama Thurun ma nell’estrarlo in preda all’agitazione inciampa cadendo faccia avanti: il flauto rotola a terra mentre, immediatamente, dieci bestie gli sono ora sopra. Gli mordono la schiena e i vestiti. Uno sale sulla sua testa.

“Dobbiamo adottare una strategia così non arriviamo da nessuna parte” incita Presenzia. “Io so cosa fare” dice come sempre Ayin: “questa robaccia è prodotta dalla nostra ombra. Dobbiamo fare un fuoco e pregare insieme!” con aria improvvisamente fraterna e sapiente accende un fuoco attorno a cui radunarsi tutti in cerchio a pregare. Il fuoco di Ayin prende incredibilmente velocemente e iniziano fiamme inaspettatamente alte. ” Ma come diavolo hai fatto??” si chiede stupito Marte che, con un bastone, mena per terra mentre si sposta senza pantaloni sulla radura invasa, affianco alla strada. Ma la risposta arriva immediata: ” Il cappello, mi stai bruciando anche il cappello!” gracchia piangendo Thurun. “Thurun perdonami, ma è per una buona causa” risponde lei intenta a strappare copiose ciocche di pelo dal mantello di Modelius che, imperterrito, continua a dormire. “Ti hanno insegnato bene all’Antica Accademia, eh?” borbotta stizzito lui.

“Per favore” dice Ayin solenne “inginocchiamoci davanti a questo fuoco”. La prima ad aderire all’iniziativa  è Presenzia che, mezza moribonda, si sdaraia nel cerchio e prega di trovare la pianta wachaha. Marte continua a battere sulle bestiacce. Schizzi di sangue nero innaffiano il prato ma è come pestare le formiche di un formicaio, più ne uccidi più ne vengono fuori. “Io non mi inginocchierò mai!! Smettila di giocare col fuoco e prendi un bastone e vieni a battere qui da dove stanno uscendo!” aggiunge mentre due bestie hanno ormai raggiunto le mani che tengono il bastone e iniziano a morsicare. Ayin lo ignora e, invece, si siede, improvvisamente trasfigurata, davanti al fuoco e comincia a recitare in una lingua sconosciuta: “ghuna ineilmistaifrest ahurudistai. Ahurudistai” mentre Presenzia canta “quanta vita sulla terra, gli animali, il cielo e noi, che viviamo di passaggio questa vita intorno a lei”. “Ma la smettete di cantare” strilla Marte “e mi aiutate a tappare questo buco??” Una bestia morde Marte sul collo. Lui la prende, la strappa lacerandosi la carne superficialmente del collo e la lancia lontano. Un’altra ora lo morde sulla coscia. La strappa esasperato ma mentre la tiene stretta nella morsa della sua mano sente una sensazione strana: è come se questa sorta di cetriolo si stia sgonfiando.

Thurun riesce finalmente ad afferrare il flauto “Tranquillo vecchio, adesso vediamo cosa si può fare con questo arnese ” e Comincia a suonare concitamente davanti al vecchio. Dal flauto escono melodie sovrapposte che sembrano provenire da lontani strumenti: una calma ultraterrena inizia a farsi spazio nel gruppo e, mentre tutti cominciano a guardarsi con amore, e le bestie si iniziano a sgonfiare, alcune a liquefarsi. “Ragazzi, restiamo immobili e teniamoci per mano” suggerisce Presenzia. “Si Presenzia, è così.” commenta Ayin che continua “Ragazzi dobbiamo smettere di produrre questi esseri, è roba nostra, perché continuiamo a farli essere così aggressivi?”. Thurun ride stupidamente. “Hai ragione figlia del mare, guardiamo verso le stelle… forse stanno ridendo anche loro”; “insieme siamo forti. Insieme è bello” dice Ayin commossa guardando il fuoco.

Tra chi è attorno al fuoco, un campo energetico viene a crearsi. “dammi la mano vecchio” dice Presenzia. Sollevato, Marte si avvicina al fuoco. Si siede vicino ad Ayin stremato e lacerato. Guarda le fiamme perdendo il suo sguardo nel profondo del fuoco. Offre la mano da una parte a Ayin, dall’altra a Presenzia anche se non ha la forza di pregare o cantare: guarda semplicemente il fuoco, le fiamme.

Una luce appare in mezzo al cerchio. Nell’aria comincia a sentirsi come l’eco di una voce femminile che canta e contemporaneamente si intravede una nube nera nel cielo: migliaia di bestiacce vengono attratte in aria, prendono il volo verso di essa, come tornando verso lo spazio a cui appartengono davvero. Oltre al fascio di luce si intravede un mostriciattolo piccolino di colore arancione, sembra un rinoceronte in miniatura va verso Presenzia, le sale al collo lecca l’orecchio e si appoggia sulla spalla. Marte si distende sulla schiena esausto, in mezzo a un prato che odora di fiori e sangue. Le ferite continuano a sanguinare. “Ho fame, è da mille avventure che non mangio qualcosa di caldo” dice tremando di freddo. Presenzia si gira e vede che Marte sta messo peggio di lei: “andiamo a cercare la washaha!” dice alzandosi.

 

 

 

 

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