Avanzamento

66%

"Sai, caro Morjano" dici sbagliando il nome per provocarlo un pò "in realtà avrei un appuntamento con degli amici. Sarei felice di poter continuare a dialogare con te ma, che vuoi, sono una persona un pò impegnata in questo periodo..."

Tendi la mano verso Karjano per salutarlo educatamente ma uno sguardo sereno, pacifico ma fermo ti fa intuire quanto sia sconveniente un contatto fisico in questo momento.

D'istinto, ti giri e riprendi a camminare per la noiosa strada lanciando un ultimo saluto "Ah, complimenti per il bellissimo orologio e l'abbigliamento!" aggiungi con un imbranato cenno della mano che vorrebbe ostentare sicurezza e padronanza di sé.

Un ultimo sguardo di sfuggita con la coda dell'occhio per assicurarti che nessun 'malintenzionato' ti segua: per fortuna lo strano personaggio sembra essere magicamente sparito come magicamente era apparso pochi minuti prima.

D'improvviso un ricordo si fa strada tra i meandri della tua coscienza. Eri un giovane cavaliere inesperto di circa ventanni, ferito in più parti del corpo al termine di un sanguinoso scontro. Il campo di battaglia era lastricato di cadaveri di uomini, vessilli e animali. Una sciabola ricurva si stava avvicinando a tutta velocità, proiprio in quel momento, puntando tra le tue spalle e la tua nuca. Le lacrime rinfrescavano il tuo viso mentre, con un filo di voce, ripetevi la preghiera della buona notte che i tuoi zii adottivi ti avevano insegnato: non eri un buon cristiano, non lo sei mai stato in fondo, e quella era l'unica preghiera che ricordavi. La tua giovane ora era giunta e l'ineluttabile, affilato, si stava abbattendo sul tuo giovane collo. D'un tratto, un sibilo, un rumore metallico, poi silenzio; la coda del tuo occhio destro avevi visto il corpo del tuo carnefice, in preda alle convulsioni, crocifisso a terra da una lancia scagliata con incredibile potenza. Privo di energie, ti eri girato verso la direzione da cui credevi la lancia fosse stata scagliata. Due occhi neri, scintillanti, spuntavano dalla visiera alzata di un elmo insanguinato. "A chi devo la mia vita?" eri riuscito a pronunciare a malapena. "Mi chiamano Karjano" sono state le ultime parole che sei riuscito a sentire prima di svenire sul cadavere del tuo boia.

D'un tratto tutto ti è tutto chiaro: "Kargiano è davvero chi dice di essere!" esclami ad alta voce, tra il gioioso, l'incredulo e l'euforico!

Un'altra occhiata nei dintorni: per alcuni secondi aguzzi lo sguardo in ogni direzione nella speranza di intercettare i due occhi del tuo Maestro; gli stessi occhi penetranti, severi e al tempo stesso rassicuranti che avevi visto la prima volta, all'ombra della corazza insanguinata.

Niente, inutile: non riesci a vederlo.

L'ansia inizia a salire: fai appello a tutta la forza di cui sei capace, prendi un profondo respiro e, pompando con il diaframma tutto il fiato che hai in corpo, incurante dei passanti, delle macchine, delle tazzine da caffè e delle foglie che si agitano, gridi...