La ladra e l’amuleto
Uscito finalmente dal buco nel terreno, Marte si rivolge a Thurun: “Ce ne hai messo di tempo Thurun per tirarci fuori…”; Marte si guarda intorno e vede l’albero con il tronco accettato. “Nemmeno un grazie per averti tirato fuori da quel buco. Che modi!” risponde Thurun sputacchiando per terra esausto.
Nel frattempo Kora, ancora un po’ scossa per l’evento appena accaduto, si guarda intorno mentre Marte nota che Arthur e Kiwidinok non ci sono più; “Devono aver preso paura del terremoto quei due…” commenta acido. “Allora Thurun, che fine ha fatto?”. Kora tenta “Thurun, su! Adesso puoi dirci cosa c’è nel sacchetto”. Alla richiesta risponde Marte: “Cosa c’era vorrai dire, matta! Comunque nulla che ti riguardi, questo è chiaro e ormai mi sa che non riguarda nemmeno più noi due, vero Thurun?” dice tirando un calcio al tronco caduto e iniziando a saltellare tenendosi il piede per il dolore. Kora osserva “come, cosa c’era? Siete riusciti a perderlo? E meno male che era importante…!”.
Thurun sbotta “Comunque non c’è tempo per le idiozie, stavo scoprendo l’identità del ladro! Guardatelo Eccolo lì” indica a una distanza di circa dieci metri dal gruppo. Thurun, ignorando tutti, si avvicina e vede il volto del ladro. Sgrana gli occhi dall’incredulità. Scorgeva il volto di una donna, un volto conosciuto, antico, eppur non lo collocava. Thurun si rivolge alla ladra “Tu…io ti conosco?”; risponde una voce quasi schernitrice, eppure con una meravigliosa tonalità: “è una domanda che fai a me o a te stesso, cavaliere delle padelle?” seguitando a ridere sguaiatamente.
Kora intanto assume la faccia di chi sta chiaramente sfottendo qualcuno mentre Thurun, scocciato, grida a Marte e a Kora: “Ehi voi! Branco di oziosi fannulloni! Lei è il ladro! Qualcuno di voi la riconosce? Io credo di averla già vista ma non so dove e quando”. Kora si rivolge alla ladra: “ahahahahah! Brava! Fagliela vedere a quei due bellimbusti…monsieur padella e nonno! Tutti intenti a proteggere il loro tesoro… e si fanno fregare anche il culo da dentro le mutande!” ma Thurun sgrida sdegnato Kora: “Ehi tu ! Ti ho sentito! Non sei divertente”. Marte replica: “Il ladro se ne sarebbe andato a tutta velocità con quel carico, mica sarebbe rimasto a fanfarare qui” dice scortecciando dei pezzi dall’albero e gettandoli nella lava del laghetto poco distante.
La ladra, che potrebbe approfittare del momento per scappare, rimane invece lì, apparendo quasi divertita dai tre strani viandanti. Si comincia a guardare attorno, rivelando i suoi occhi chiari, i suoi lunghi capelli biondo scuro, quattro cicatrici sulle braccia e un taglio vicino a un sopracciglio. Marte attacca “Dica signora ladra, se n’è appropriata lei del NOSTRO…” prende tutto il fiato possibile e, sputacchiando senza dentiera, urla… “Tesoorooo???!!!”. La ladra si rivolge ai tre: “Quello che era nel sacchetto non apparteneva a nessuno di voi, ho solo ricevuto il compito di trovarlo e restituirlo e ringraziate che siete ancora vivi tutti e tre”. La voce della ladra è dolce, quasi ipnotizzante. Marte si avvicina alla ladra e, dopo averla guardata un po’, cambia completamente atteggiamento e si mette in modalità farfallone. “Molto piacere, madamigella, il mio nome è Marte” dice distaccato, profondendosi in un solenne inchino, sbilanciandosi in avanti quasi a perdere l’equilibrio. Thurun si rivolge alla ladra: “Cosa vai blanblanando ….l’avremo pure preso in prestito, sì, ma è perché solo noi sappiamo come utilizzarlo”. Poi accorgendosi del cambio repentino di Marte ride: “Ahahah vecchio, ma che diamine fai”.
Marte ignora il commento e torna a rivolgersi alla ladra: “Bene signorina Ladra, allora adesso che ce lo ha tolto glielo può restituire al legittimo proprietario, per favore? A quella signora lì” dice indicando Kora e sorridendo, mentre ammicca a Kora. Thurun, attenendosi al piano di Marte, tenta di convincerla: “Sii è così…il caso vuole che la legittima proprietaria sia proprio innanzi a voi. Eeeh già!”. La ladra allora si rivolge verso Marte: “Il contenuto di quel sacchetto è un potente amuleto contro la rabbia… solo chi ne è privo può tenerlo in mano” afferma mentre sembra convincersi della burla architettata da Marte e Thurun; si rivolge a Kora “Madama, le devo le mie più sentite scuse.” Kora guarda i due e sgrana gli occhi; “no…a come stanno le cose non credo proprio che sia mio…probabilmente vi siete confusi…”. Marte torna a insistere con la ladra: “Ehi, quella collana da quattro soldi, suvvia…la restituisca alla proprietaria…” dice cercando di convincere la ladra a consegnarla a Kora, la quale perplessa dice: “forse avete confuso il sacchetto…non era quello che avevi tu Marte? Sono quasi sicura che ti appartenga…”.
“Brutta stupida!” sussurra Marte a mezza bocca e sotto voce per non farsi sentire dalla ladra, ma per far capire a Kora che deve stare al gioco. La ladra nel frattempo ha cominciato a camminare verso Kora, con l’intento di restituire il sacchetto. “Ecco a lei, lady Grabzuvja” dice porgendoglielo ma prima di consegnarlo aggiunge “Io sono pronta a consegnarlo a chi di voi se lo sentirà ma le conseguenze nel tenere l’amuleto quando si è arrabbiati potrebbero essere nefaste”. Intanto Kora è perplessa nel sentire dare quello strano nominativo dalla ladra, e rivolgendosi a Marte non può che non esclamare un “Eeeeh?”. Thurun si rivolge ai presenti: “Perciò, chi tra noi può dirsi privo di rabbia?” Kora risponde “Solo coloro che non hanno rabbia nel cuore? …e …esiste veramente qualcuno?”. Thurun cerca di rispondere all’osservazione posta da Kora: “Giusta domanda Kora…Allora inoltro un ulteriore questione, cosa significa davvero essere privi di rabbia? Sarà una condizione d’impossibilità a provare rabbia? O è qualcosa di più?” Si atteggia a saggio e cammina con gli occhi in aria, ma dopo tre passi va a sbattere contro una struttura sabbiosa che sembra un termitaio. Marte commenta il discorso di Thurun: “Adesso inizia a filosofeggiare…ma sentitelo. Dille di prendere la SUA collana, no?” .
Marte continua a tentare di far sì che Kora inizi a stare al gioco “Ehm, stavo dicendo, che ti stava molto bene…LA COLLANA, l’altro giorno quando ce l’avevi” cercando di rifarsi, dando le spalle alla Ladra e ammiccando profondamente a Kora che però, rivolgendosi a Marte, scandisce “GUARDA CHE SONO PROPRIO SICURA CHE NON SIA MIA”. Marte reclama: “Certo CHE è TUA…Povera cara, ha problemi di memoria, sa?” conclude rivolto alla ladra. La ladra guarda i tre e con aria di sfida apre la mano e lascia l’amuleto visibile “Avanti allora, chi si sente puro dalla rabbia la prenda, coraggio…”. Marte dà una gomitata a Kora sul braccio. “Avanti, prendila, accipicchia!” dice cercando di trattenere la collera con un sorriso di plastica.
Ora che è visibile l’amuleto è bellissimo “Sembra donare pace e rabbia allo stesso tempo!” esclama Kora, incassando la gomitata di Marte, e poi gli dice: “Certo… la prenderesti tu, per me?”. Kora, rivolgendosi a Marte con aria furba: “Così puoi lucidarla e porgermela, sai, non vorrei mi cadesse: sono ancora un po’ scossa”. Marte dice: “Thurun dammi una mano… Kora non ne vuol sentire. Kora, la collana è TUA, accidenti, prendila!” , afferrando il braccio sinistro di Kora e spingendola un passo in avanti. Thurun cerca di dare una mano: “Giusto giusto ecco io, ehm ecco…gentile lady Garz…Garv…Gabrunzia, ormai ho perso il conto dei numerosi ritratti dove ha voluto esporsi con quella collana insieme a voi.”
Intanto, nelle mani della ladra l’amuleto inizia a diventare più luminoso, brillante. Kora ribadisce: “Io…seppure non sia una persona tendenzialmente rabbiosa, anzi, oggi comunque non mi sento in vena di… indossare cotanta bellezza. Marte sono certa che potresti custodirla tu, per me”. Thurun ora torna a rivolgersi alla ladra: “Ma tu chi sei? Chi ti manda?”. Mentre la ladra pronuncia sottovoce strane parole incomprensibili, l’amuleto comincia a brillare sempre di più, diventa bellissimo e tutti cominciano ad esserne attratti. Seguita un esplosione di luce e un suono di tuono come accelerato, scaturendo dalle mani aperte della ladra. Il lampo lascia stordito ed abbagliato Marte che cade sul culo per terra. La luce lascia tutti accecati per un po’, poi tutto inizia a farsi più chiaro. Marte si tiene gli occhi… “Ma accidenti, Ladra, non a caso doveva rimanere DENTRO il suo astuccio, no?!” sbotta Marte. Kora si rivolge alla ladra: “Quale magia è questa? Qual è il compito dell’amuleto?”. Thurun esclama dando ragione a Marte: “Esatto… queste pietre provenienti da oltre le Pietraie del Nord emanano una luce che può elevare ma anche bruciare. “E’ chiaro che l’amuleto non era vostro, dunque, signori, io vi saluto, statemi bene!” afferma la ladra con aria di scherno voltandosi con la chiara intenzione di andare via. Kora chiede alla ladra: “Cosa fa questo amuleto?”.
La ladra si ferma senza girarsi. Il profumo dei suoi capelli si sparge per la radura portato da un alito di vento. Poi risponde: “La sua luce permette di vedere cosa c’è dietro alla rabbia…” aggiungendo poco dopo: “Ma per far ciò deve illuminare per vedere più a fondo negli occhi di chi la guarda, e non sempre ciò può essere ben accolto: di solito nessuno vuole vedere cosa c’è dietro genera troppo dolore.” Marte interrompe: “Beh, veramente serve anche a moltiplicare le monete d’oro ma immagino questo non interessi proprio a nessuno…” commenta infastidito mentre Thurun raccoglie un sasso e lo scaglia verso Marte per la rivelazione del potere moltiplicante di monete della collana. “Silenzio vecchio, lascia stare quel particolare. Ne riparliamo” “Ahia! Stupido filosofo pentolaro…Ehm, diceva signorina…lei pensa che la mia rabbia si potrebbe rasserenare ed acquietare con quel… coso?” chiede rivolto alla ladra e guardando con nuovo interesse il sacchetto contenente l’oggetto.
La ladra chiede: “Qual è l’immagine che vi ha acceso la luce nei vostri ricordi?”. Kora risponde “Io ho visto mia madre…”. Marte invece: “Io dopo il lampo ho visto il mio motorino di quando ero ragazzo, effettivamente…” dice rialzandosi da terra e avvicinandosi alla ladra di qualche passo. Infine risponde Thurun alla domanda della ladra: “Io ho visto quella straniera che vagava al tramonto sulle spiagge orientali…ed eri tu” afferma improvvisamente serio alla ladra. La ladra si rivolge a Thurun con stupore: “Ma chi sei tu?”. Marte inoltra un ulteriore questione: “La cosa che mi chiedo io è invece… signorina, come faceva a sapere che la collana fosse qui e che la stessimo custodendo noi?”. Intanto il viso di Thurun assume una strana espressione d’incertezza e risponde alla ladra: “Ma dai, quella volta, quando mi chiedesti dell’acqua e poi ripartisti dopo avermi schiantato quasi mezza borraccia?”. La ladra fa un commento: “Colui che protegge con così tanta forza la sua rabbia sarà colui che ne sarà per sempre schiavo.”. Marte chiede alla ladra e Thurun: “Fermi fermi tutti…voi vi conoscete?”. Thurun ignora la domanda, ormai cotto e beotamente pendente dalle labbra della forestiera: “. Marte allora si avvicina alla ladra con un fiore in mano. “Beh, qualunque cosa…insomma, io sono Marte” dice porgendo il fiore appena raccolto, mezzo appassito per la verità e bruciacchiato per metà da uno schizzo di lava. La ladra guarda schifata il fiore che le porge Marte: “Piacere, Angela” dice senza accennare a voler prendere in mano il dono. Thurun si inserisce: “Mia cara, non badare alle marachelle del mio attempato compare, piuttosto guardi la colonna di sassi raccolti lungo la strada che ho costruito “ cerca in qualche modo di affermare soavemente. La ladra si era girata ad osservare la struttura costruita da Thurun sinceramente ammirata, ed appoggia un braccio sulla spalla sinistra di Thurun, sussurrando: “Mmh… non credo sia una buona idea che io riparta subito, si sta facendo buio, non è saggio”.
Marte intanto diventa paonazzo di rabbia, una goccia di sudore gli cola dalla fronte. Si guarda intorno con uno sguardo smarrito, quasi stesse per svenire, poi fissa nuovamente la ladra, in un balzo si avventa sul sacchetto che pendeva dalla mano destra di Angela e cerca di strapparglielo. Anche Kora intanto decide di allungare la mano e prendere l’amuleto. Ha la meglio Marte che prende il sacchetto in mano e inizia a correre in direzione della foresta saltando la crepa nel terreno che si era formata dal terremoto e cercando di evitare schizzi e zampilli di lava. Thurun viene distolto dai bruschi eventi circostanti: “Diamine, ma che stra******* state facendo voialtri?” sbotta. “Suvvia cara, andiamo a caccia del mio amico. Ehi Kora, inseguiamolo, non è in sé”.
Marte grida mentre corre: “Non mi prenderete mai! Nessuno conosce meglio di me questo tratto di foresta!”. Kora concorda con Thurun nell’inseguire Marte. Lui nel giro di pochi secondi non riesce più a vedere dietro di sé il gruppo e pensa di nascondersi infilandosi sotto un grosso tronco caduto ricoperto di muschio. “Provate a trovarmi qui…”. Rimane tutto nascosto sotto il tronco, ma il sedere gli spunta fuori dalla fine del tronco e lui non se ne accorge. Kora lo nota e grida “Ehi Marte! Se stai col culo fuori qualcuno prima o poi ci parcheggerà una bicicletta!”. Scruta la boscaglia attorno per cercare il vecchio. Thurun scruta la boscaglia attorno per cercare il vecchio. Ad un certo punto crede di scorgere qualcosa somigliante a due chiappe, ma nella nebbia calda della foresta non vede bene. Marte grida ingenuamente a pieni polmoni: “no no… non mi puoi vedere qui!”. Kora esclama sommessamente: “Ehi Thurun! Il furbone è qui!” e aggiunge divertita: “se hai un centino lo usiamo per juke box!”. Thurun risponde: “Ah, allora erano davvero chiappe.” E comincia a rotolarsi dal ridere da solo. Marte realizza: “Accidenti, forse davvero mi vedono…” commenta provando a strisciare sotto il tronco per tentare una fuga di soppiatto. Kora: “ma dove pensi esattamente di andare?”. Passando sotto il tronco l’odore della terra e del muschio è forte e si mischia con quello della lava. Striscia per qualche metro e si nasconde tra il tronco e una roccia bagnata. Sotto di lui una piccola polla d’acqua gli bagna completamente i pantaloni. Kora riesce ad afferrare Marte per i pantaloni e comincia a tirare con forza, per trascinarlo fuori dal nascondiglio.
La ladra commenta, dopo aver seguito il gruppo dentro al bosco: “Furbo il vostro amico eh…”. Marte farfuglia: “No no , lasciami, lasciami, tu non mi vedi, matta!!” e cerca di scappare con tutta la forza che ha. Thurun si avvicina ai due proponendosi di aiutare Kora a sollevare Marte. Marte sembra riuscire a divincolarsi e inizia a fuggire di nuovo. Thurun grida: “Ehi! Dove credi di andare vecchio, torna qua!” tentando di saltare e prendergli le gambe. Marte cade e sbatte la guancia sulla pietra dietro cui aveva cercato di nascondersi. Il taglio inizia a sanguinare. Con fatica, Kora e Thurun riescono ad afferrare Marte e a tirarlo fuori dal nascondiglio. Thurun esclama: “Vecchio ma che mi combini? Dammi qua”. Comincia a cercare la collana. “Hey mi fai male, non vedi che mi sono tagliato??” chiede Marte cercando di portarsi la mano sul volto ma è impedito nel movimento dai due che lo tengono per le braccia. “Sciocchi, stupidi, potevamo diventare ricchi! Vi odio!” brontola come un bambino. Kora strappa il sacchetto dal nascondiglio di Marte; “Te l’avevo detto che ti si può fregare anche la roba dalle tasche, nonnino”. I tre si incamminano poi per ritornare nella zona del laghetto con l’intenzione di consegnare il mal tolto rubato… alla ladra.